“Elena del ghetto”, storia al passo con i nostri tempi
TORONTO – Sembrerebbe che stiamo vivendo in un periodo sovrappopolato da figure di Cassandra. Il film d’esordio di Stefano Casertano Elena del Ghetto potrebbe innescare questo dibattito. Il suo film, che è basato sulla vita reale di Elena di Porto, fa a Elena una Cassandra quando i suoi avvertimenti di un imminente rastrellamento nazista nel ghetto ebraico di Roma vengono completamente ignorati. Per riferimento, nella mitologia greca, Cassandra era un profeta a cui nessuno credeva. Il confine tra Elena e gli aspiranti indovini di oggi, è che in realtà stava vivendo un’occupazione nazista.
Il film è ambientato durante l’implacabile ascesa del fascismo in Italia (1938-1943) in cui Mussolini installò il Regio Decreto. La legge razziale spogliò gli ebrei dei loro beni, limitò i loro viaggi, bandì gli ebrei dagli uffici pubblici, dall’istruzione superiore e vietò i libri scritti da ebrei. Elena di Porto, all’epoca residente nel ghetto ebraico di Roma, aveva sentito da una fonte attendibile che la sua comunità stava per essere rastrellata. Ma i suoi avvertimenti furono ignorati.
Micaela Ramazzotti interpreta nel film Elena, madre di due figli sopravvissuta come venditrice ambulante e governante.
Era soprannominata “la pazza di Piazza Giudia” per il suo carattere ribelle e anticonformista. La sua intolleranza per l’ingiustizia alla fine la portò alla morte nell’ottobre del 1943, quando i tedeschi arrivarono per sgomberare il ghetto. Di Porto si consegnò alle SS e fu deportata ad Auschwitz, per non tornare mai più a casa.
La sua resa, anche se inutile, fu un tentativo di salvare il suo popolo dai nazisti. Un’ultima sfida aperta al nemico. “Volevo riportarla al pubblico come una donna viva e che respira. Spinta non dalla paura ma dal coraggio, che a volte potrebbe essere pericoloso per se stessa e per gli altri”, ha commentato Ramazzotti sul red carpet di Roma martedì.
E continua: “È stata l’unica a rendersi conto che il pericolo era dietro l’angolo, e quando è salita su quel furgone lo ha fatto sapendo che sarebbe morta con gli altri”.
La regista ha anche parlato dello spirito indomito di Elena al Festival del Cinema di Roma questa settimana: “Elena era considerata pazza, ma non lo era. Ha semplicemente esortato le persone a ribellarsi contro le costrizioni del tempo… come una Cassandra, a cui non si credeva. Nella sua follia, percepiva cose che nessuno nella sua comunità poteva capire. Ma alla fine, chi è il vero pazzo? Quello che si lascia soggiogare dalla situazione o quello che, rimanendo fedele a se stesso, riesce in qualche modo a ribellarsi?”.
Monitorare la reazione del pubblico al film sarà interessante, dato l’abisso tra il modo in cui conservatori e progressisti percepiscono il nostro attuale panorama politico e culturale. Le pseudo-Cassandre abbondano nel 2025. Alcuni in Italia etichettano Meloni come una “fascista di estrema destra” e una “neonazista nel cuore”. Mentre in America, la leggenda dello schermo Robert De Niro ha recentemente proclamato che Stephen Miller è il “Goebbels del gabinetto” e “un nazista”.
Immagini per gentile concessione di RAI Cinema
Massimo Volpe, autore di questo articolo, è un filmmaker e scrittore freelance di Toronto: scrive recensioni di film/contenuti italiani su Netflix