
Bruno Ramirez scrive che nel primi del Novecento, la migrazione temporanea fu rimpiazzata dall’immmigrazione permanente che contribuì a diminuire il ruolo dei padroni, ma che tuttavia non sparì del tutto. Ramirez cita il caso di Antonio Cordasco, che dopo la rottura con la CPR ed un periodo di crisi, nel 1920 veniva citato dal giornale La Presse come uno dei più noti banchieri italiani.
Cominciarono a fiorire attività legittime come compagnie di navigazione, le agenzie immobiliari e le banche che però erano suscettibili di frodi, almeno fino alla riforma della legge bancaria canadese che introdusse un certo controllo di cui si videro immediatamente i frutti, riducendo l'abuso che prima era cosi frequente.
Nel 1908 un certo Ponzi, alias Bianchi, fu condannato a tre anni di carcere per frode. Un tale Pietro Catelli fuggì da Montreal con una grossa somma da spedire ai familiari in Italia. Un banchiere di Forth Williams era compromesso a tal punto che commise suicidio.
Per i suoi compatrioti sparirono più di 10mila dollari.
La conoscenza del mercato di lavoro dette agio ai nuovi venuti di svincolarsi dai "padroni" e di trovare lavoro attraverso parenti, fratelli, paesani o conoscenti.
Il passaggio dal soggiorno temporaneo a quello permanente favorì la istituzionalizzazione delle strutture interne alla comunità.
Inizialmente elementari e casuali, avevano origine dai negozi alimentari nel Ward di Toronto e le "epicerie" nel Mile End di Montreal, che svolgevano una funzione di collante della comunità. Per i canadesi era un fenomeno bizzarro ed incomprensibile.
Nel Ward, su Elm Street, nel breve spazio di 600 piedi, gli italiani aprirono 6 negozi alimentari, la maggior parte dei quali servivano i paesani: Joseph Polito serviva i paesani di Termini Imerese, Rocco Volpe i monteleonesi, Francesco Garramone i laurenzanesi, Virgilio Zincone e Joseph Izzo i casertani e Joseph Farano i modugnesi. Alcuni attrassero clienti anche non paesani.
Le "groceries" avevano una funzione sociale importante per gli italiani, perchè rappresentava la conquistata indipendenza.
Innanzitutto gli uomini non erano più salariati e le donne in particolare tenevano i contatti con i clienti e con la comunità.
Sorsero i primi imprenditori fabbricanti di pasta, come Catelli a Montreal e Glionna a Toronto. Furono fondati i primi giornali, da immigrati che avevano frequentato le scuole in Italia.
Erano questi i primi sintomi di una emergente classe media da cui scaturì il primo embrione di leadership.
La classe media iniziava a stabilire rapporti con la classe dirigente politica e aveva interesse a presentare la comunità italiana come un blocco unitario. La stessa attitudine prevaleva nelle Little Italy, dando all’establishement canadese lidea erronea t che la comunità italiana era un nucleo omogeo e unificato.
Le nuove associazioni inizialmente riflettevano i bisogni basilari dellacomunità. Furono create società di mutuo soccorso, di assistenza ai malati e di aiuti per la sepoltura dei defunti. Successivamente, con la maggiore stabilità, furono fondate associazioni di beneficenza, artigianali ed infine ricreative.
Ramirez dice che le associazioni di aiuto agli immigranti "davano spessore all’identità comunitaria "di cui si consideravano rapresentanti legittime." E cita un curioso episodio: a Montreal, dove Antonio Cordasco, al culmine dei sui affari di "padrone", si fece incoronare "re dei lavoratori italiani". La Italian Immigrant Aid Society, per affermare la sua legittimità di valida rappresentante della comunità, fece nominare Cavalieri "veri" del Regno due suoi esponenti.
La costituzione di associazioni formali "nazionali", non di paese, come l'Umberto Primo Italian Club, dava un senso di italianità. Nel 1910, a Toronto, l’Italian National Club offriva i giochi delle bocce e bigliardo, incluso un bar. Nel 1916 sorse il Circolo Colombo. Il professor James E. Shaw fondò la Dante Alighieri Society.
Furono stabilite le prime chiese per italiani, Our Lady of Mont Carmel e St. Patrick a Toronto, Notre Dame du Mont Carmel e Notre Dame de la Defense a Montreal. I preti visti come personificazione della Chiesa, svolsero un ruolo cruciale nell’integrazione degli italiani. Erano tempi difficili ma, per Robert Harney le sovrastrutture delle Little Italy nacquero nel periodo di massima precarietà per difendere l’identità. Una situazione che perdurò per molti anni.
(segue)