
Grazie ad una serie di circostanze a lui favorevoli - dalle Little Italy americane interessate a trasferire gli italiani in Canada, alla incessante azione propagandistica e di reclutamento delle agenzie di emigrazione in Italia e Svizzera - Dini aveva a disposizione abbondanza di lavoratori per la CPR e la Grand Trunk Railways. AcquistÒ notevole influenza e controllo sugli gli immigrati italiani, oggi impensabile.
Al punto che, dopo il terremoto di Messina del 1908, invece che dal console, siciliani e calabresi andavano da lui per avere notizie dei familiari in Italia.
Come gli altri "padroni" aveva una linea completa di cosiddetti "servizi", dalla partenza dall’Italia al ritorno casa. Gli affari prosperavano anche perchè un numero crescente di italiani si stabiliva a Toronto, dove c’era richiesta di manodopera, specie dopo il boom edilizio del 1906 ed anche perchè nel Nord Ontario le condizioni di alloggio erano orribili e la remunerazione "meschina", come la definiva Balzan. Inizialmente sparsi per la città, perchè in numero di scarsa consistenza,
Lentamente gli italiani si raggrupparono nel St. John’s Ward tra Chesnut, Edward ed Elm Street, nella zona adiacente all’attuale City Hall. Si congregarono nel St John’s Ward, perchè zona ideale e conveniente. Era, allora, la più vasta area residenziale a sud di Gerrard Street, vicino alla stazione ferroviaria, a breve distanza dai posti di lavoro, al centro della città e con alloggio a basso costo, una considerazione essenziale per operai poveri e malpagati.
Era oltretutto difficile sistemarsi nelle case a buon mercato della west end, a causa della mancanza di trasporto pubblico adeguato. Altra considerazione era anche la vicinanza a St. Lawerence e St. Andrew Markets, dove potevano recarsi a piedi.
L’autore C.S. Clark in "Toronto the Good" ne dette la spiegazione sociologica, scrivendo che: "i poveri erano obbligati a vivere in abitazioni precarie e fatiscenti a Center Street, Elizabeth Street, a sud di Jarvis Street ed altre strade vicine". I primi Italiani ad insediarsi nel St John’s Ward venivano da Laurenzana, in Lucania, insieme ai modugnesi, siciliani e monteleonesi, come viene illustrato nel volume di John Zucchi.
Arrivavano nel Ward, con il desiderio di vivere accanto ai paesani, ma maggiormente perchè quella zona della città offriva prezzi economici, accessibili e rispondeva meglio ai loro bisogni.
Gli immigrati non anglosassoni venivano classificati come "the lower class of the city" cioè come sottoproletariato.
Ma il fatto di essere esclusi dalla corrente sociale principale e dominante della popolazione, in un certo senso, spronÒ ciascun gruppo di immigrati a organizzarsi internamente
nella comunità e a sviluppare strutture sociali interne, creando una scala sociale, che si perpetuÒ fino al gigantesco influsso di immigrati nel secondo dopoguerra.
Come la comunità crebbe e divenne più radicata, lentamente emerse una gerarchia di notabili: dai "padroni" che procacciavano lavoro, ai banchieri (chiamati anche "banchisti") ai notai, ai commercianti, agli artigiani, ai primi rari professionisti. I non italiani (leggi in maggioranza anglosassoni) colsero il primo
sintomo del consolidamento della comunità quando fu formata la ‘Umberto Primo Benevolent Society’ nel 1888, che per la prima volta non riuniva solo i gruppi provenienti dallo stesso paese, ma italiani di diverse regioni, che
si identificavano con una organizzazione nazionale, che abbracciava tutto il quartiere italiano.
I sociologi definiscono questo fenomeno, con il termine generico "ambiente". Lo storico Robert Harney descrive l’espressione "ambiente" come "una transizione sociale e culturale che non era identica al processo di assimilazione" cioè era "nè riflesso del vecchio mondo di provenienza, nè imperfetta o patologica varietà di conformità anglosassone".
Gli italiani avevano abitudini specifiche "di stile pre-industriale con la volontà tenace di fare ogni lavoro stagionale, di migrare o viaggiare lunghe distanze per lavorare. Mostravano la volontà di impegnarsi in qualsiasi occupazione, da raccogliere verdure selvatiche, come cicoria, ai funghi, a vendere gelati nei weekend, ad arrotare coltelli".
Segni visibili di "ambiente" era lo sviluppo delle strutture fisiche che contribuirono alla definizione della identità delle Little Italy, come zona di transizione "la chiesa, le boardinghouses, i negozi di ‘grosseria’ (grocery stores) i fruit stores, le agenzie di navigazione (steamship agencies), ed altre istituzioni.
(segue)