Canada

Dalle parole ai fatti: mozione di sfiducia, Blanchet avvia le consultazioni

TORONTO – Dalle parole ai fatti. Come promesso, Yves-François Blanchet ha avviato ieri le consultazioni con i leader degli altri partiti d’opposizione per sfiduciare il governo liberale guidato da Justin Trudeau.

Per ora non è ancora stato stabilito se sarà lo stesso leader del Bloc Quebecois a presentare alla House of Commons una mozione di sfiducia o se i blocchisti appoggeranno una terza mozione nell’immediato futuro da parte dei conservatori di Pierre Poileivre.

Resta il fatto, comunque, che da fine settembre i lavori della House of Commons si trovano in una fase di stallo per via dell’ostruzionismo dei deputati del Partito Conservatore che chiedono al governo di pubblicare tutti i documenti relativi alla defunta agenzia energetica Sustainable Development Technology Canada.

Il primo ministro in queste settimane si trovava di fronte a un bivio. Il leader blocchista infatti aveva lanciato un ultimatum all’esecutivo, chiedendo a Trudeau di assicurare l’appoggio del governo a due progetti di legge presentati dalla forza autonomista: uno relativo all’innalzamento delle pensioni minime in Canada per la fascia di età 65-74 anni, il secondo per favorire il settore dei latticini e del pollame. I liberali hanno sostanzialmente dato il loro benestare a quartultima misura, mentre si sono detti contrari al progetto di legge in materia previdenziale. Blanchet aveva indicato nel 29 ottobre la data ultima a Trudeau per appoggiare le due proposte, minacciando la mozione di sfiducia. Il primo ministro ha preferito glissare, e non ha ceduto al pressing del leader del Bloc.

Ora, da un punto di vista pratico, resta da capire quali siano gli scenari politici all’orizzonte. Di certo le richieste di Blanchet troveranno terreno fertile con Pierre Poilievre, che da mesi chiede le elezioni anticipate e che a settembre ha presentato due diverse mozioni di sfiducia che non sono andate a buon fine.

Diversa la posizione dell’Ndp. Il leader neodemocratico Jagmeet Singh sempre a settembre a stralciato il patto di legislatura che legava il suo partito a Trudeau e che garantiva, dalla primavera del 2022, la sopravvivenza del governo liberale. Allo stesso tempo, però, l’ipotesi del ritorno alle urne prima della scadenza naturale della legislatura non appare troppo allettante per gli ndippini. I numeri dei sondaggi continuano ad essere deludenti – il partito è ancorato al 18 per cento nonostante il crollo dei liberali nelle intenzioni di voto – e il ristretto cerchio dei fedelissimi di Singh continua a frenare sull’ipotesi del voto anticipato. Ricordiamo che la mozione di sfiducia, visti i rapporti di forza alla House of Commons, per essere approvata deve trovare il sostegno congiunto di conservatori, blocchisti e neodemocratici.

Nel frattempo Trudeau deve ancora fare i conti con la fronda interna al partito. Un gruppo di 24 deputati mercoledì scorso, durante la riunione del gruppo parlamentare, ha chiesto le dimissioni del primo ministro, indicando nel 28 ottobre la scadenza ultima a Trudeau per prendere una decisione sul suo eventuale passo indietro. Il primo ministro, dal canto suo, ha più volte ribadito la sua intenzione a rimanere in sella. Fatto sta che domani è in programma una nuova riunione del caucus del partito, dove i ribelli torneranno alla carica con la proposta di organizzare un voto segreto per sfiduciare il loro leader. Ma lo statuto del partito non lo permette, quindi la richiesta sarà puramente simbolica.

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