Una vita a difesa dei lavoratori: ecco il libro di John Stefanini

di corriere canadese del 10 September 2019

La presentazione del libro avverrà mercoledì 11 settembre alle 7.30 pm al Columbus Centre

TORONTO - John Stefanini è un tranquillo pensionato ormai alla soglia degli ottant’anni, che coltiva il suo bell’orto in quel di Etobicoke con la moglie Rita, e si gode la compagnia dei nipotini.

Lontani sono gli anni in cui Stefanini era spesso sulle pagine dei giornali, personaggio chiave nei duri scontri e battaglie che i lavoratori nel campo dell’edilizia di Toronto e dell’Ontario, quasi tutti immigrati Italiani o Portoghesi, hanno dovuto combattere per conquistare sicurezza sul lavoro, stipendi adeguati, dignità.

Ma anche protagonista di importanti vittorie, insieme a tantissimi altri, di cui ora i loro figli e nipoti godono i frutti.

Infatti, il titolo del libro di Stefanini, More than We Bargained for: An Untold Story of Exploitation, and the Men Who Built a Worker’s Empire, esprime lo sforzo non di una sola persona, ma dei tantissimi che parteciparono alla lotta.

Arrivato a Toronto dal natio Friuli all’età di diciannove anni, Stefanini si trovò quasi subito coinvolto nella grande ondata di scioperi storici nella Toronto dei primi anni Sessanta.

La sua prima esperienza fu come membro di “flying squads,” manipoli di operai, membri del “Brandon Hall Group,” sguinzagliati da Bill Irvine e John Zanini che calavano nei cantieri di lavoro per raccogliere firme per l’unione.

Furono questi gli inizi di vicende ormai storiche di una trasformazione e crescita di una Toronto culturalmente e socialmente schizofrenica. Una società legata ancora a tradizioni “old England,” spesso ostile nei confronti degli Italiani, ma che stava subendo una profonda trasformazione.

Pochi se ne rendevano allora conto, ma - proprio grazie al contributo della enorme massa questi nuovi arrivati - “Toronto the good” stava perdendo il suo rigido carattere provinciale di colonia britannica.

Le migliaia di emigranti italiani, portoghesi, e di altri paesi, furono in quello storico periodo l’avanguardia di una grande riforma delle istituzioni che fino ad allora erano state complici del sistematico sfruttamento dei lavoratori del settore edile, e Stefanini ne fu uno dei protagonisti.

Si può dire che la nostra comunità, se di “comunità” si può oggi ancora parlare, gode i frutti di quelle lotte.

Un tragico evento che rese drammatica la situazione fu la morte di sei operai italiani, intrappolati e sepolti vivi in un tunnel che stavano scavando sotto il Don River a Yonge e York Mills, episodio noto come “Hoggs Hollow Disaster”. Era il 7 Marzo del 1960.

La morte di quei poveri disgraziati, oggi inconcepibile, non poté essere ignorata. Anche i mezzi di comunicazione che fino ad allora avevano preso posizioni spesso poco favorevoli a causa degli scioperi che bloccavano i cantieri, cominciò ad esaminare il fenomeno più attentamente.

Il governo dell’Ontario fu costretto ad agire e creò una Royal Commission, la Goldenberg Commission, con il compito di esaminare la situazione dell’industria edile, e di proporre riforme al sistema.

Ma ci vollero ancora anni, secondo Stefanini, perché qualcosa cambiasse. Assunto come organizzatore per la Locale 183 dei manovali guidata da Gerry Gallagher, il giovane Stefanini si trovò subito al centro di quegli eventi.

Il caso che lo portò agli “onori” della cronaca fu il suo arresto e la condanna da parte di un giudice che voleva dare “un esempio,” per cui dovette scontare tre mesi di prigione.

Ma questo fu solo il prologo a una lunga carriera, dettagliata in questo importante libro, che lo portò alla fine degli anni sessanta alla guida come Business Manager della Local 183.

Negli anni seguenti la 183 venne a rappresentare i più diversi settori dell’edilizia, sindacato modello per il servizio di assistenza medica e altri benefici di cui godono non solo i suoi membri e le loro famiglie, ma tutti noi.

Anche John Stefanini ora gode i frutti del suo lungo impegno, giustamente orgoglioso del contributo dato al suo paese di adozione.

Il suo libro aggiunge un capitolo importante alla nostra storia che gli storici di professione hanno appena cominciato a scrivere.

Elio Costa

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