Russia e Italia unite da eterni legami di capolavori musicali

di Anastasia Goroshkova del 6 July 2018

TORONTO - La prima opera liri- ca al mondo “Dafne”, fu rappre- sentata per la prima volta nel 1600 alla corte fiorentina dell’illustre casata dei Medici. A comporla fu il romano Jacopo Peri (1561-1633). La sua seconda opera, “Euridice” è sopravvissuta ai nostri giorni e può essere ascoltata tramite il ca- nale mediatico YouTube. “Dafne” purtroppo si è pensa nel tempo. Mentre in Italia questo genere di musica si sviluppava e prospera- va, in Russia era nota per lo più la musica liturgica.

La prima rappresentazione li- rica nel paese sovietico fu l’opera bufa “Calandro” del bolognese Giovanni Alberto Ristori (1692- 1753) e avvenne nel 1931, quando l’esuberante Augusto II di Polonia inviò la sua compagnia operistica italiana in occasione dell’incoro- nazione di Anna Ivanovna di Rus- sia.
L’autocratica e imponente im- peratrice Anna (1698-1740) dete- stava la noia e accolse benevol- mente i musicisti che allietarono le sue lunghe serate invernali.

In seguito, fu la volta della com- pagnia italiana del compositore napoletano Francesco Domenico Araja (1709-1771).

Il suo lavoro “La forza dell’amo- re e dell’odio” incantò piacevol- mente l’imperatrice tanto da in- durla ad invitare altre compagnie italiane ad esibirsi a San Pietro- burgo. Araja passò 25 anni in Rus- sia, dove scrisse 14 opere a corte, tra le quali “Tsefal i Prokris” – pri- ma opera composta su libretto russo, nel 1755.
Si racconta che Araja amasse i pancakes russi e le gite in slitta.

Nel 1752 una piccola impresa musicale, diretta dal milanese Giovanni Battista Locatelli (1713- 1785) si esibì settimanalmente a corte con un’opera che presentò anche al pubblico russo per due volte a settimana.
La richiesta per la lirica e i com- positori italiani fu enorme: i nobi- li assunsero tutori italiani per il loro figli e fecero costruire teatri dove ricevere le compagnie.

Fu l’italiano Bartolomeo Ra- strelli a realizzare il teatro dell’O- pera, con 1000 posti, nel Palazzo d’Inverno, dove arrivarono una dozzian di prolifici compositori italiani per esibirsi a corte.
Vincenzo Manfredini (1734- 1799) era il maestro di musica dell’imperatore Pavel Petrovich, il malinconico figlio di Caterina la Grande, al quale fu attribuito il soprannome dell’ “Amleto russo”.

Tommaso Traetta (1727-1779) di origini pugliesi, fu maestro di cappella alla corte di Caterina per otto anni.
Un altro maestro di cappella fu in noto napoletano Domenico Cimarosa, avido compositore di cantate e di otto opere, tra le quali il suo capolavoro “Il Matrimonio Segreto”, datato 1792.

Alcuni dei primi composito- ri russi - Degterev, Davidov, and Kashin – avevano avuto come insegnante Giuseppe Sarti (1729- 1802). Preparando il palco per l’era d’oro della musica russa del 19mo secolo, i compositori italia- ni influenzarono i loro successori sovietici.

Il “Capriccio Italiano” di Pyotr Ilyich Tchaikovsky è una vera e propria dichiarazione d’amore per l’Italia, composto dopo una visita del musicista al Belpaese.

Lo scambio culturale è prose- guito con successo fino al 20mo secolo, nonostante la “Cortina di ferro”.
Muslim Magomaev (1942-2008), leggendario tenore russo, sopran- nominato “il Sinatra sovietico” ot- tenne il permesso di studiare alla Scala di Milano.

La sua magistrale interpreta- zione della “Cavatina di Figaro” e l’audace carisma che traspariva dal suo canto di “Bella Ciao” di- vennero le sue esibilzioni più gra- dite al pubblico dell’allora URSS.
Nel dicembre 1966, la cantante di origini sovietiche Anna Ger- man (1936-1982) famosa per la sua voce argentea, firmò un contratto con una piccola ditta di registra- zione a Milano, diventando la prima cantante al di fuori della “Cortina di ferro” ad incidere in Italia. Si esibì anche al Festival di Sanremo, a Sorrento e ricevette il premio “Oscar della Simpatia”.

Negli anni ’80, durante la Pere- stroika, un vento di cambiamento fece conoscere alla Russia le can- zoni di musica leggera di Albano e Romina Power, Celentano, Pupo, i Ricchi e Poveri.
Si sentivano gli adolescenti can- tare “Gelato al cioccolato” davanti alle rivendite dei gelati, mentre gli echi dei brani come “Felicità”, “L’italiano”, e Robertino con la sua “Jamaica” provenivano dalle fine- stre aperte in estate.
“Insieme” di Toto Cutugno, canzone con la quale vinse l’Eu- rovision del 1990 e che ricordava l’unità tra le nazioni, diventò po- polarissima in Russia.
Programmi di scambi tra i con- servatori Russia e Italia, hanno dato l’opportunità a migliaia di studenti di formarsi e continuare la tradizione, mantenendo saldi i legami tra le due culture.
Nessun programma russo di fine anno è completo senza un famoso brano italiano degli anni ’80, “Vacanze Romane” del grup- po Matia Bazar.

Cantanti italiani sono ospiti regolari in programmi televisivi, cantando insieme a pop star russe al Cremlino e in altre sale concer- ti, i biglietti per gli spettacoli si esauriscono già mesi prima dell’e- vento.
Il teatro Bolshoi ed altri del pa- ese non falliscono mai di impres- sionare con i capolavori di Verdi, Donizetti, Puccini, Rossini ed altri compositori immortali.
Complimenti all’Italia!

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