120 anni del nuovo
campanile di San Marco

di Sebastiano Bazzichetto del 14 July 2022

VENEZIA – Poco prima delle dieci del mattino, in una piazza pressoché sgombra, si udì uno dei boati più famosi della storia della fu Serenissima: crollava al suolo la mole solenne del campanile di San Marco. In città lo si chiama affettuosamente "el paron de casa” – il padrone di casa – e a ben vedere: con i suoi quasi 99 metri domina, guarda e sorveglia la città lagunare, adorno della famosa loggia del Sansovino, coronato dalla nobile cuspide ai piedi dell’Angelo d’oro.

Il tragico evento avvenne il mattino del 14 luglio 1902 (120 anni fa) e la ricostruzione del campanile (“Com’era, dov’era”) venne terminata nel 1912. Si trattò di una tragedia “annunciata”, prevedibile e prevista. Già lunedì 7, 1902 luglio i signori Rupolo e Moresco, intendenti per Ufficio Regionale per la Conservazione dei Monumenti, si erano accorti di una fessurazione trasversale sul muro di laterizi del campanile, vicino al tetto della Loggetta. L’8, il giorno dopo, la crepa nell'angolo Nord-Est si era allargata di molto.

Le testimonianze sui giornali dell’epoca raccontano di un urlo che si levò all'unisono dalla folla ammassata sotto le Procuratie Vecchie: un boato udito in tutta Venezia, Piazza San Marco tremò. La fittissima nube di polvere che si levò oscurò addirittura il sole tanto che molti credettero fosse in arrivo un temporale. Grazie allo sgombero della Piazza ordinato appena un quarto d'ora prima e subito eseguito, non ci furono vittime. Nei giorni successivi i resti furono gettati in mare davanti a San Nicolò, al lido. Il primo mattone lo gettò Gigeta, una bimba di nove anni, figlia del pittore Angelo Alessandri, amico dello scrittore britannico John Ruskin famoso per aver scritto “Le pietre di Venezia”. Le campane. I rintocchi di San Marco sono merito di quattro campane: la più famosa era ed è la Marangona. I ”marangoni” erano i falegnami che lavoravano nell’Arsenale.

L'arte dei marangoni era quindi un’arte di importanza sovrana a Venezia che costruì la sua fortuna politica e commerciale grazie ad una flotta navale prodigiosa. La Marangona scandiva e scandisce quindi la giornata dei lavoratori. Assieme alla Trottiera, la Marangona in passato indicava anche l’apertura delle sedute del Maggior Consiglio con nove serie di cinquanta rintocchi e cinque serie di venticinque rintocchi. Gioiello di Venezia. Papi, principi, imperatori, ambasciatori ed ospiti di spicco erano sempre accompagnati a far visita al campanile, percorrendo la sua scala interna per raggiungere la cella campanaria. Gli altri luoghi di riguardo erano ovviamente l'Arsenale, il tesoro di San Marco in Basilica e le sale d'armi di Palazzo Ducale. Un sorvegliato speciale. A ricostruzione terminata (1912), il campanile rimase sempre un monumento da tenere sott'occhio, soprattutto a causa della morfologia di un terreno che, emerso dalle barene lagunari, non presenta grande stabilità. Già nel 1914, ad esempio, venne notata una piccola crepa su alcuni gradoni di trachite della base. Era chiara a tutti la fragilità della fabbrica.

A Toronto. Non solo i veneziani amano questo monumento in modo particolare. Anche la comunità di discendenza veneta di Woodbridge ha voluto omaggiare le proprie origini creando una copia - in scala 1 a 3 - del campanile: 35 metri che svettano con tanto di angelo, per salutare d’oltreoceano l’originale che continua a scandire il tempo delle acque delle laguna.

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