TORONTO - Avanzi di galera, delinquenti strafottenti e senza coscienza. Farabutto chi ha sparato, canaglie (forse) anche le vittime.
I tre che hanno preso dovrebbero rispondere di tentata strage, non di semplice tentato omicidio. Dovrebbero chiuderli in galera, e buttare la chiave.
I farabutti dal grilletto facile hanno rovinato il grande party.
L’uomo che non sorride spesso e che parla a monosillabi aveva detto: “Rendiamo memorabile questa giornata”. Memorabile lo è stata. Per la ragione sbagliata.
Ora Toronto ha i record ai due estremi delle feste sportive.
Nel 1982 la gente di origini italiche invase St. Clair. Eravamo mezzo milione, era di sera, si beveva champagne, vino e birra. Ma non si furono incidenti e nemmeno sparatorie. È vero che allora erano altri tempi. Non si andava in giro armati, come sembra che oggigiorno facciano in tantissimi. È vero che allora non si poteva fumare liberamente la mariagiovanna. Ma è anche vero che eravamo tutti, o quasi, italiani scesi in piazza per gridare a tutti: “We are number One”.
Ora, 37 anni dopo, siamo passati dalle stelle alle stalle. I filmati del fuggi-fuggi hanno raggiunto ogni angolo del mondo. La reputazione di Toronto - città una volta buonista per antonomasia - è scesa ai minimi termini. Ora è offuscata dalla sparatoria. E poteva anche andare peggio. I proiettili esplosi avrebbero potuto colpire qualche bambino Il fuggi-fuggi per allontanarsi dal posto dove il piombo volava non ha fatto vittime, per pura fortuna.
Ora ci si chiede, ma chi va armato ad una festa? Armato e pronto a sparare fregandosene altamente di chi sta sulla linea di tiro. Ora ci si chiede se chi ha sparato e le loro vittime hanno un comune denominatore: droga, marijuana, estasy e compagnia bella. Nella folla è facile spacciare, comprare e vendere. In questo genere di compravendita spesso ci scappa il morto.
A Toronto nessuna persona ci ha rimesso la pelle. Ma a una vittima c’è stata: la reputazione della città.
Nella foto, una immagine della spettacolare festa di St. Clair quando si riuscì a festeggiare la vittoria mondiale dell’Italia senza sparare ad anima viva