Canada

Carney pronto a giocare la carta Keystone XL

TORONTO – Riaprire il fronte energetico per eliminare, o quanto meno attutire, i dazi commerciali. È questa la carta giocata da Mark Carney durante il meeting di martedì alla Casa Bianca con Donald Trump, un incontro che si è concluso con un nulla di fatto su possibili misure concrete ma che ha confermato quanto meno un allentamento delle tensioni tra i due Paesi divisi dalla guerra commerciale. In particolare, secondo alcune fonti citate ieri dalla Cbc, il primo ministro si sarebbe dichiarato pronto a riaprire la partita sul Keystone XL, l’oleodotto che nei progetti avrebbe dovuto collegare le zone delle sabbie bituminose dell’Alberta alle raffinerie americane in Texas, ma che era stato bocciato da un ordine esecutivo dall’ex presidente americano Joe Biden. Trump, in questi mesi, a più riprese ha chiesto a Ottawa di ridare vigore al piano, senza mai ricevere risposta positiva.

Ora Carney avrebbe sostanzialmente proposto all’inquilino della Casa Bianca di riavviare la macchina politica e burocratica per la costruzione dell’oleodotto, in cambio dell’eliminazione – o almeno il taglio – dei dazi americani sull’acciaio e sull’alluminio prodotti in Canada. Trump, a quanto pare, avrebbe giudicato positivamente la proposta, rimandando la questione al negoziato delle prossime settimane.

Si tratta comunque di un’apertura rispetto alla rigidità degli ultimi mesi e a testimonianza del nuovo clima che si respira sia a Ottawa che a Washington, resta il fatto che i tre ministri che hanno accompagnato Carney allo Studio Ovale – Anita Anand, Melanie Jolie e Dominic LeBlanc – ieri sono rimasti a Washington per incontri bilaterali con esponenti dell’amministrazione americana.

Si lavora sottotraccia, quindi, per un accordo complessivo tra i due Paesi: il Canada, è utile ricordarlo, è l’unico Paese del G7 a non aver ancora raggiunto un accordo con Trump sulle tariffe doganali.

LeBlanc ha dichiarato che le due parti stanno lavorando per “concludere rapidamente accordi” su acciaio, alluminio ed energia. “La conversazione tra i due leader ci ha lasciato molto con la sensazione che ci sia il desiderio di vedere come possiamo, a partire dai settori dell’acciaio e dell’alluminio, strutturare qualcosa che sarebbe nell’interesse economico e di sicurezza di entrambi i paesi”.

Trump ha aumentato le tariffe sul Canada al 35 per cento ad agosto, ma questi dazi non si applicano alle merci conformi all’accordo commerciale Canada-USA-Messico, meglio noto come Cusma. Il trattato, approvato durante il primo mandato presidenziale di Trump in sostituzione del defunto Nafta, fa da ombrello a circa l’85 per cento dei prodotti canadesi che vengono esportati negli Stati Uniti.

Anche le industrie canadesi sono state colpite dai dazi di Trump, in particolare acciaio, alluminio, automobili e rame. Ulteriori prelievi colpiranno il legname alla fine di questo mese. Altre misure annunciate dall’inquilino della Casa Bianca – dazi sui film stranieri, tariffe sugli automezzi pesanti – non sono state pensate per colpire direttamente il Canada, ma avranno delle pesanti conseguenze anche nel nostro Paese.

Secondo le opposizioni, il viaggio di Carney negli Stati Uniti si è sostanzialmente concluso in un “buco nell’acqua”. “Il primo ministro – ha fatto sapere il leader del Partito Conservatore – aveva promesso che avrebbe raggiunto un accordo con il presidente degli Stati Uniti e questo non è accaduto. Carney invece ha promesso a Trump di portare un trilione di dollari fuori dal Canada per investimenti negli Stati Uniti, stipendi e posti di lavoro negli Usa. Carney è andato a pranzare alla Casa Bianca, i lavoratori canadesi erano nel suo menù…”.

In alto, Mark Carney e Donald Trump (foto: The White House)

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