Carney nella morsa delle tariffe e del deficit
TORONTO – Dazi doganali e deficit alle stelle. Il governo federale, in vista del prossimo budget di novembre, deve fare i conti con una situazione fiscale estremamente traballante, aggravata dalla pressione che i dazi americani stanno esercitando sulla nostra economia, colpendo in particolare alcuni settori chiave del tessuto produttivo del Canada.
A gettare una nuova ombra sulle reali capacità del governo federale di guidare il Paese in questa difficile fase è arrivato ieri un rapporto di Desjardin che mette in luce come, secondo i suoi calcoli preliminari, il buco di bilancio potrebbe superare abbondantemente la quota record di 70 miliardi di dollari. Nella nuova analisi delle finanze federali in vista del tanto atteso bilancio autunnale, l’agenzia sostiene che la posizione fiscale di Ottawa è stata peggiorata dalla sua decisione di abbandonare le controtariffe e tagliare le imposte sul reddito. In un nuovo outlook pubblicato in vista del Budget federale del 4 novembre, Randall Bartlett, il vice capo economista di Desjardins afferma che il deficit di Ottawa sarà probabilmente tra i più grandi degli ultimi tempi, al di fuori di una recessione o di una pandemia.
Si stima che il deficit federale raggiungerà i 74,5 miliardi di dollari per quest’anno fiscale, 6 miliardi di dollari in più rispetto alle proiezioni del funzionario parlamentare per il bilancio.
Bartlett dice che l’aumento della spesa per la difesa e le infrastrutture spingerà il deficit del governo federale verso l’alto quest’anno, ma lo farà anche la decisione di Ottawa di tagliare le tasse sul reddito durante l’estate e di far cadere le contro-tariffe sugli Stati Uniti.
Sebbene queste mosse possano stimolare una crescita economica più forte, Desjardins stima che la spinta non sarà sufficiente a compensare il mancato gettito fiscale. Bartlett avverte che il Canada non dovrebbe dare per scontato il suo forte rating creditizio globale, poiché i rischi persistenti per l’economia derivanti dall’incertezza commerciale degli Stati Uniti potrebbero esercitare ulteriori pressioni sulla posizione debitoria di Ottawa.
All’inizio di questa settimana il leader dell’opposizione Pierre Poilievre ha lanciato un monito al primo ministro, chiedendo al governo di contenere il deficit che non dovrebbe superare i 42 miliardi di dollari: oltre quella linea – sostiene Poilievre – il ricorso al deficit avrebbe un effetto boomerang che trascinerebbe verso il basso tutta l’economia canadese.
Il ministro delle Finanze Francois-Philippe Champagne, impegnato in queste settimane negli incontri preliminari per la preparazione della Manovra 2025, ha più volte sostenuto come sia necessario per il Paese avviare pesanti investimenti per stimolare l’economia e dare una spinta occupazionale, vista la precaria situazione commerciale che si è venuta a creare con la crisi nei rapporti tra il Canada e gli Stati Uniti da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca. Il problema semmai, secondo il ministro, è quello di trovare un giusto punto di equilibrio negli investimenti: investire troppo aprirebbe nuove voragini nei già traballanti conti pubblici federali, investire troppo poco non avrebbe alcun effetto di traino nella crescita della nostra economia.
Ieri sera, per fare chiarezza, è intervenuto lo stesso Carney con un messaggio alla Nazione, nel quale il primo ministro ha indicato punto per punto le priorità del governo in vista del budget autunnale. Al momento in cui andiamo in stampa il messaggio del primo ministro non è ancora iniziato, ne daremo conto con un ampio servizio nell’edizione di domani del Corriere Canadese.
In alto: il primo ministro Mark Carney (foto: X – Carney)