Canada

Pressing su O’Toole
per la resa dei conti
tra i conservatori

TORONTO – A quattro mesi dalla sconfitta elettorale, la leadership di Erin O’Toole all’interno del partito conservatore è sempre più traballante. Il leader tory, dopo la batosta alle urne, ha deciso di rimanere alla guida del partito, forte del fatto che – almeno formalmente – la sua leadership potrà essere rimessa in discussione solamente nel 2023. Si tratta, ovviamente, di un passaggio formale dello statuto del partito.

In realtà sin dal giorno dopo le elezioni si è messa in moto la fronda dei ribelli che volevano – e vogliono ancora – un repentino cambio alla guida della forza politica.

A dire il vero si tratta di una duplice tensione, dall’alto e dal basso, che rappresenta la principale minaccia per O’Toole. Quella dall’alto è costituita dai membri del gruppo parlamentare che proprio non hanno digerito la sconfitta alle urne, dopo che per buona parte della campagna elettorale i sondaggi davano il Partito Conservatore nettamente in vantaggio sui liberali del primo ministro uscente Justin Trudeau. In questi mesi chi all’interno del caucus tory ha remato contro ha preferito rimanere nell’ombra.

Solamente la senatrice del Saskatchewan Denis Batters ha apertamente sfidato il leader – non avendo problemi di ricandidatura, visto che rimarrà in Senato fino al compimento del suo 75esimo anno di età – chiedendo ufficialmente la review della leadership e accusando a viso aperto O’Toole di essere stato il principale responsabile del tracollo elettorale del 20 settembre scorso. Per tutta risposta il leader, invece di cercare di capire le ragioni del malessere strisciante all’interno del partito di cui la Batters aveva dato voce, ha deciso di sbattere la senatrice fuori dal gruppo parlamentare.

Ma ad alimentare la ribellione arriva anche una tensione che parte dal basso. Prima sono stati alcuni componenti del Consiglio Nazionale del partito a chiedere di anticipare la review della leadership a quest’anno rispetto alla data prestabilita del 2023. Poi sono arrivate richieste simili da alcune associazioni locali del partito. L’enoturage di O’Toole, invece di avviare un dibattito sulle ragioni di queste richieste, ha preferito proseguire con il pugno di ferro, con la repressione del dissenso.

Ultima in ordine di tempo è stata la richiesta del dell’associazione conservatrice di Foothills, un influente distretto elettorale dell’Alberta, che alla vigilia dell’incontro del partito prima del riavvio dei lavori del parlamento a Ottawa ha presentato una petizione ufficiale per accelerare i tempi della review. A questa richiesta, per ora, non è arrivata risposta. In ogni caso oggi c’è grande attesa per la presentazione del rapporto di James Cumming sulle cause della sconfitta alle ultime elezioni federali.

Nel caso in cui nel documento redatto dall’ex deputato dovessero emergere evidenti accuse sulla responsabilità del leader, allora è molto probabile che la fronda dei ribelli che fino a questo momento ha agito nell’ombra deciderà di sfidare apertamente il leader. Resta da capire quale sarà l’atteggiamento dello stesso O’Toole.

La prospettiva di dover andare avanti per altri due anni almeno senza un effettivo controllo del partito non è proprio delle più lusinghiere. Anche perché nel Partito Conservatore non si sono ancora rimarginate le divisioni provocate dalla sconfitta al voto.

Insomma, ci sono davvero tante incognite in questa stagione politica nella destra canadese, che sta cerando di riorganizzarsi per essere pronta al probabile voto anticipato tra ventiquattro mesi.

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