Canada

L’Rcmp accusa
la polizia di Ottawa:
non aveva un piano
contro la protesta

TORONTO – La polizia di Ottawa non aveva attivato alcun piano per far fronte all’emergenza creata dal Freedom Convoy. O almeno questa era la convinzione dell’Rcmp, secondo quanto testimoniato ieri davanti alla commissione federale d’inchiesta sull’Emergencies Act da Brenda Lucki, commissioner della polizia federale e dal suo vice Michael Duheme. Tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio, quando la manifestazione organizzata dal Convoglio si era trasformata in una vera e propria occupazione del centro storico della capitale, nei vertici dell’Rcmp era ormai assodata la convinzione che la polizia di Ottawa e il suo capo Peter Sloly non fossero sostanzialmente in grado di gestire la situazione d’emergenza venutasi a creare.

“L’Rcmp – ha dichiarato Lucki durante la sua deposizione – iniziò a preoccuparsi fortemente nella settimana del 31 gennaio, cioè la settimana immediatamente successiva al weekend di protesta a Ottawa. Non riuscivamo a capacitarci del fatto che la polizia di Ottawa non avesse un piano operativo per fronteggiare l’occupazione della Capitale”. E questo – ha continuato il capo dei Mounties – non era un elemento di poco conto, anche perché l’Rcmp doveva per forza di cose visionare il piano della polizia di Ottawa e sulla base di quello decidere se allocare ulteriori risorse e poliziotti per arginare la protesta. Anche perché contemporaneamente alla manifestazione di Ottawa, in alcuni valichi di frontiera tra il Canada e gli Stati Uniti venivano organizzare altre proteste potenzialmente molto pericolose e l’Rcmp aveva bisogno di capire come meglio utilizzare le proprie forze.

Il suo vice, Duheme, ha sottolineato ieri come il clima di tensione tra le forze dell’ordine fosse palpabile in quei giorni. Il 31 gennaio – ha testimoniato sotto giuramento – partecipò a una conference call – dove la polizia di Ottawa indicò la volontà di organizzare un’operazione “aggressiva” contro gli occupanti tra il 3 e il 6 febbraio. “Ma a mio avviso – ha poi continuato il vice commissioner dell’Rcmp – la polizia di Ottawa non aveva le risorse sufficienti per farlo e, contemporaneamente, non aveva nemmeno attivato un piano operativo per contenere la protesta anche a lunga scadenza”.

I due dirigenti dell’Rcmp hanno poi confermato di non aver mai visto, durante il periodo della crisi che sarebbe terminato a metà febbraio con l’invocazione dal parte del governo della legislazione d’emergenza, un piano onnicomprensivo da parte della polizia di Ottawa. “Non era chiaro – hanno quindi aggiunto – se questo piano non ci fosse proprio o se mancasse la volontà da parte della polizia di Ottawa di condividerlo con l’Rcmp”.

Ma perché allora, di fronte alla evidente inefficienza della Ottawa Police, non vi fu un intervento diretto della polizia federale? Lucki si è giustificata dicendo che a suo avviso “sarebbe stato inappropriato interferire con il capo della polziia di Ottawa Peter Sloly nella pianificazione della gestione dell’emergenza. In sostanza, senza una chiara direttiva del governo federale, l’Rcmp avrebbe svolto una funzione di semplice appoggio e sostegno della polizia della Capitale, alla quale spettava la gestione diretta della situazione di crisi.

La commissione d’inchiesta di Ottawa dovrà stabilire se lo scorso inverno fu giustificata l’attivazione per la prima volta della storia del Canada delle leggi d’emergenza che determinarono poi la fine dell’occupazione di Ottawa.

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