Canada

Il Canada Day e le ferite di un Paese
che deve fare i conti
con la propria storia

TORONTO – La maturità di un Paese la possiamo misurare solamente con la capacità di fare i conti con le pagine più buie della propria storia. È successo in Italia, dove questo processo – lungo, doloroso e lacerante – è durato dal Dopoguerra, per decenni, col tentativo di capire e decifrare il ventennio della dittatura fascista. È successo in Germania con il nazismo, i deliri di onnipotenza hitleriani e l’olocausto, sta succedendo in parte negli Stati Uniti, dove evidentemente la ferita del razzismo e dell’intolleranza non si è ancora rimarginata.

Anche qui in Canada si stanno creando le precondizioni per avviare un dibattito, possibilmente costruttivo, per comprendere gli errori del passato. Le celebrazioni del Canada Day di ieri sono state molto diverse rispetto a quelle del passato.

Da un lato si è trattato del secondo Canada Day durante la pandemia e quindi in tutte le Province si è evitato di organizzare eventi che portassero ad assembramenti di persone.

Dall’altro, però, a rendere differenti queste celebrazioni da quelle del passato è stata la presenza di contromanifestazioni organizzate per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla vicenda delle scuole residenziali, un tema questo che è tornato di stretta attualità dopo i recenti ritrovamenti di fosse comuni e tombe senza nome in British Columbia e in Saskatchewan.

Siamo di fronte a una situazione che presenta dei rischi ma anche dei motivi concreti per essere ottimisti. Il pericolo principale è che questa fase di rivalutazione di alcuni aspetti della nostra storia possa portare ad altre divisioni, come è successo in Italia per tanti anni in occasione del 25 aprile, la festa di liberazione dal nazifascismo. La chiave è l’atteggiamento collettivo con il quale verrà affrontato questo dibattito: comprendere gli errori del passato per non ripeterli in futuro.

Il Canada Day diventa quindi non solo il giorno di festa nazionale, ma anche l’occasione per riflettere su quanto accaduto in passato, parlarne in famiglia, confrontarsi. Anche la nostra classe politica si trova davanti a un bivio: sulle sue spalle grava la grande responsabilità dettare i tempi di questo dibattito, cercando di mettere da parte le solite stucchevoli divisioni partitiche.

“Non possiamo cambiare il passato – ha dichiarato ieri il primo ministro Justin Trudeau – ma dobbiamo essere risoluti nel confrontare queste verità per poter costruire un nuovo percorso verso il futuro. Insieme, abbiamo ancora molta strada da percorrere per fare la cosa giusta con le persone indigene. Ma se tutti ci prendiamo l’impegno di farlo e se andiamo avanti sulla base di questi valori di fondo come il lavoro duro, la gentilezza, la resilienza e il rispetto, possiamo finalmente raggiungere la riconciliazione e costruire un Canada migliore per tutti quanti”.

Una posizione condivisa anche dal leader dell’opposizione, Erin O’Toole, che tuttavia ha condannato la richiesta avanzata da più parti di eliminare completamente le celebrazioni del Canada Day.

“La riconciliazione con la gente indigena – ha detto il leader conservatore – deve essere centrale per il futuro canadese in quanto si è trattato di un grande fallimento in passato.

La strada per la riconciliazione non inizia dal buttare giù il Canada, ma riprendendo l’impegno di ricostruire il Canada per tutta la sua gente. Possiamo celebrare il nostro Paese e quello che aspiriamo di avere”.

More Articles by the Same Author: