MONTREAL - Un gruppo di scienziati e attivisti presenti alla conferenza sull'AIDS 2022, svoltasi nel weekend a Montreal al Palais des Congres (oggi è l'ultimo giorno), ha esortato i governi di tutto il mondo ad aumentare le risorse per gestire i focolai di "vaiolo delle scimmie", per evitare di ripetere gli errori commessi durante la prima risposta all'HIV.
Marina Klein, direttrice della ricerca e professoressa di medicina presso la divisione del servizio di malattie infettive e malattie virali croniche presso la McGill University in Quebec, ha affermato che proprio Montreal potrebbe dare l'esempio a tutti, in un'ottica di miglioramento della risposta globale al monkeypox.
"C'è stata una risposta molto rapida a Montreal per affrontare le crescenti delle infezioni, con l'implementazione di un vaccino accessibile a tutti", ha detto Klein domenica nel corso della conferenza che ha attirato più di 9.000 delegati da tutto il mondo, con altri 2.000 registrati per partecipare a distanza.
Montreal, com'è noto, è stata l'epicentro iniziale dei focolai in Canada, con circa 360 casi confermati al 29 luglio. Ora ci sono più di 800 casi confermati di "vaiolo delle scimmie" nel Paese. Ma il tasso di infezioni "ha iniziato a stabilizzarsi e ha raggiunto il tetto massimo proprio a Montreal", ha affermato Klein che però si è anche detta "preoccupata" che altre province, in particolare il Saskatchewan, non abbiano la stessa facilità di connettersi con le comunità vulnerabili come invece è riuscita a fare Montreal.
"Anche se ci sono solo due casi, finora, identificati, sappiamo che in Saskatchewan ci sono stati molti problemi, sia con l'HIV che con le infezioni sessualmente trasmissibili, specialmente tra le popolazioni vulnerabili, comprese quelle indigene", ha detto Klein, sottolineando l'importanza dell'impegno della comunità e di avere una risposta vaccinale pronta per l'uso, ma anche la necessità di studiare l'entità della trasmissione del monkeypox. "Noi abbiamo risposto subito, ma in nessuna parte del mondo si è agito abbastanza rapidamente per affrontare questo problema", ha affermato. "Ora dovremo cambiare marcia e pensare a come possiamo controllare questo virus a lungo termine". Le sue critiche, come riferisce CTV, sono state riprese da molti altri oratori alla conferenza di domenica. Keletso Makofane, un ricercatore di salute pubblica presso l'Università di Harvard, ha definito la risposta globale al vaiolo delle scimmie "peggiore della risposta iniziale all'HIV".
"Sapevamo abbastanza per poter fare molto meglio per contenere questa epidemia", ha detto Makofane, aggiungendo che la stanchezza generale derivante dalla lotta al Covid-19 ha reso la risposta al monkeypox più lenta di quanto avrebbe dovuto essere.
La dottoressa Meg Doherty, direttrice dei programmi globali per HIV, epatite e malattie sessualmente trasmissibili dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, ha detto ai partecipanti che un approccio equo è fondamentale per garantire che gli strumenti siano disponibili non solo nei Paesi più ricchi, ma anche in Africa, dove si trova tradizionalmente il vaiolo delle scimmie. "Trentacinque Paesi hanno avuto accesso o hanno chiesto di avere accesso ai vaccini... c'è il rischio che i Paesi che stanno inviando (richieste) per l'accesso siano solo Paesi ricchi? È un rischio abbastanza probabile", ha detto Doherty domenica. "Vogliamo equità. Non possiamo avere risposte al 'vaiolo delle scimmie' solo nel Regno Unito, in Canada e negli Stati Uniti".
Ieri è intervenuto anche il direttore generale dell'OMS, sottolineando che la crescente disuguaglianza potrebbe invertire un decennio di progressi compiuti nella lotta contro l'HIV. Tedros Adhanom Ghebreyesus, che ha parlato in video, ha detto - come riferisce Global News - che il Covid-19, l'inflazione e i tagli agli aiuti esteri da parte dei Paesi ricchi stanno aggravando il divario tra Nazioni ricche e Nazioni povere. E se il numero di infezioni da HIV e decessi legati all'AIDS è molto più basso rispetto a dieci anni fa, è anche vero - secondo il capo dell'OMS - che quel progresso potrebbe essere facilmente invertito. Ghebreyesus ha infatti affermato di essere preoccupato che l'accesso a strumenti di prevenzione, test e trattamento per l'HIV sia spesso basato su dove vivono le persone e quanti soldi hanno. E per il monkeypox si corre lo stesso rischio.