Monteleone rievoca il ribello delle sue “Leonesse”
Monteleone rievoca il ribello delle sue “Leonesse”
TORONTO – La scorsa settimana a Monteleone di Puglia (Foggia) è stato rievocato il ribello delle donne, il primo segnale di malcontento in Italia contro il fascismo, con due distinte manifestazioni. Inaugurazione della mostra e presentazione del graphic novel “Le Leonesse di Monteleone” edito da Hazard per celebrare i 130 anni di vita della Gazzetta del Mezzogiorno e il quinto episodio della collana “MiDi Fumetti per il Sud”, composto da 48 pagine a colori, brossurato con cucitura filo refe, scritto e disegnato da Marco Gastoni e Luciano Ceglia, che racconta attraverso immagini e vignette il gesto eroico delle “monteleonesse”. La rievocazione del ribello è poi proseguito nella piazza principale del paese, ove effettivamente si svolsero gli avvenimenti.
Il 23 agosto 1942 rappresenta per Monteleone, grazie alle donne coraggio, un passaggio storico politico importante e indelebile lungo la strada della libertà: la notizia relativa alla ribellione rosa di Monteleone, fu data al mondo da Radio Londra (la voce della libertà), celebrandola come episodio rivelatore della latente avversione al fascismo e incitò gli italiani a seguirne l’esempio (il caso di Monteleone trova riscontro nella biografia di Farley Mowat, uno dei maggiori poeti canadesi). La causa scatenante della ribellione fu – come riferiscono alcuni testimoni – la decisione del comandante della stazione dei carabinieri di sequestrare alcune pignate di granoturco a delle donne che erano in fila davanti ad un forno del paese. Gli orci furono distrutti e calpestati dai militari. Fu la scintilla che accese la protesta: il capannello si ingrossò, si spostò dal podestà, proprietario della farmacia del paese gridando «Vogliamo il pane – vogliamo sfarinare».
L’arrivo dei carabinieri ed il fermo di alcuni cittadini aggravò la situazione. Successivamente i manifestanti si recarono sotto la caserma dei carabinieri che, per disperdere la folla, aprirono il fuoco, provocando una più dura reazione delle “monteleonesse”.
Un drappello di donne assalì i simboli di un’autorità, che si dimostrava sorda alle inderogabili esigenze umane: il Comune e la Caserma dei Carabinieri. La ribellione è un fatto spontaneo, nato dall’esasperazione di mamme preoccupate dalla salute dei propri figli. Furono distrutti, con il fuoco, registri, carte annonarie, stampati vari, corrispondenza, documenti, mobili sia del Municipio che della caserma dei Carabinieri …
L’azione dei rivoltosi, al grido di «Vogliamo il pane! Vogliamo sfarinare! Abbasso la guerra! Ridateci i nostri figli! Ridateci i nostri mariti» (non aveva il carattere della “ruberia”, fra l’altro non fu tentata neppure l’apertura della cassaforte della caserma) mirò unicamente alla distruzione dei simboli e dei mezzi correnti usati dalle autorità fasciste.
La rivolta costò la vita a due donne e a un uomo (il militare in licenza fu arrestato senza aver commesso nulla), spedito al fronte dove trovò la morte. Questa storia, finora affidata alla tradizione orale, ha da poco ricevuto “sistemazione storica” grazie alle ricerche e agli studi curati dall’Amministrazione Comunale: la ribellione rosa è una pagina oscura della storia cittadina e italiana che l’Amministrazione Comunale di Monteleone di Puglia ha voluto riportare alla luce.
La rievocazione dei fatti è un evento di grande portata culturale per città di Monteleone di Puglia, una preziosa occasione di promozione turistica, una possibilità di arricchimento personale.
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