
Linguaggio sconcertante in un ambiente pubblico, con persone diverse, dove lo scopo era quello di mostrare apertura ai suggerimenti della gente, o almeno dare la parola ad una consultazione pubblica.
Molti sono ormai abituati alla tendenza odierna di scadere in un lessico pedissequo per rendere più “visiva” l’idea o lasciare la libertà all’interlocutore di “riempire gli spazi vuoti” con una metafora a scelta.
Usualmente, - per fortuna - le persone che si ritengono un modello di organizzazione e di comunità (con valori aggiunti) scelgono di dimostrare una padronanza dell’inglese di classe, ai fini comunicativi, che non fa riferimento propriamente al vocabolario di un scaricatore di porto. Senza offesa.
Ci sono ovviamente delle eccezioni. Il direttivo di Villa Charities Foundation ha avuto successo nel ricercare qualcuno e premiarlo con una carica lucrosa.
In modo più specifico, a volte la scelta delle parole spesso riflette un tono di sfida e di indifferenza alla sensibilità pubblica, che rappresenta un pilastro della società: non mi va di collaborare, non mi importa dell’opinione altrui.
Quelle parole rivelano che la manipolazione è all’ordine del giorno. Indipendentemente dal punto di vista pubblico, l’esito voluto di ogni “ulteriore studio” rifletterà “i miei o nostri interessi aziendali” e se fatti e dettagli devono essere nascosti per il raggiungimento di questi scopi, così sia.
Allora, cos’altro è stato nascosto?