ROMA – “Avremo dei figli desaparecidos, che non potranno essere registrati ad un’anagrafe italiana: questo decreto-legge non è stato fatto pensando gli italodiscendenti e va ad attaccare pure chi è già cittadino italiano”: lo ha detto ieri il vicesegretario generale del CGIE per l’America Latina, Mariano Gazzola, durante la conferenza stampa del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero svoltasi a Roma (qui l’articolo sulla conferenza stampa). La sua è stata una delle tante voci critiche verso il “pacchetto cittadinanza” del governo italiano, varato venerdì scorso.
Anche il consigliere Walter Petruzziello del Brasile ha contestato l’iniziativa legislativa, in particolare la limitazione dello Ius Sanguinis a due generazioni: “Questo va a colpire soprattutto gli italo-brasiliani, perché si sa che in Brasile c’è una emigrazione italiana più antica rispetto ad altri Paesi come l’Argentina”, ha sottolineato Petruzziello, mentre il collega italo-argentino lo guardava sorridendo con aria di… sfida.
L’orgoglio dell’emigrato (o discendente di emigrati) è emerso anche nell’intervento di Gianluca Lodetti, vicesegretario generale per i Consiglieri del CGIE di nomina governativa ed esperto di emigrazione italiana (nel 2006, è stato tra i promotori del ‘Rapporto Italiani nel Mondo’ della Fondazione Migrantes, della quale è stato membro del Comitato Scientifico). “È importante non rescindere il legame con la nostra comunità all’estero ed è fondamentale, per il futuro, implementare il rapporto fra mondo dell’istruzione e CGIE, per fare in modo che la storia dell’emigrazione sia finalmente insegnata nelle scuole italiane. Lavorare su questo significa costruire generazioni future di italiani residenti in Italia che svolgeranno il loro peregrinare nel mondo con una filosofia diversa, con uno spirito diverso: non possiamo immaginare di essere un Paese che si chiude dentro un recinto, ma dobbiamo pensare in grande, lasciando i nostri giovani girare il mondo con una consapevolezza diversa e poi, magari, rientrare con il loro bagaglio di esperienze se le condizioni lo permettono”.
Di “uscita e rientro” ha parlato anche Giuseppe Stabile (nella foto qui sopra), vicesegretario generale del CGIE per l’Europa e l’Africa del Nord: “Dobbiamo creare maggior incentivi per il rientro. Negli ultimi dieci anni, abbiamo avuto un incremento delle uscite del 40% e se adesso ci troviamo in una situazione di ‘inverno demografico’ è anche per questo. Secondo me, dovremmo cercare di attrarre soprattutto gli italodiscendenti che intendono veramente essere italiani, vivendo e lavorando nel Paese, quindi persone in età lavorativa, e non solo i pensionati per i quali sono previsti, in caso di rientro in Italia, sgravi fiscali per dieci anni”. E ha concluso: “Smettiamola di parlare di ‘fuga di cervelli’, di ‘cervelli’. Parliamo di talenti: anche chi non ha un titolo universitario, ma è comunque qualificato, è un talento che dobbiamo cercare di riportare in Italia. Proviamo a cambiare la visione che abbiamo dei nostri connazionali all’estero: dovremmo ripartire da qui”.
In alto, Da sinistra: Walter Petruzziello, Gianluca Lodetti e Mariano Gazzola alla conferenza di ieri (foto/screenshot: Marzio Pelù – Corriere Canadese)
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