TORONTO – Ieri, Parliament Hill (Montecitorio canadese) ha fatto del suo meglio per replicare un famoso passo nell’evoluzione politica della civiltà greco-romana. All’epoca, due ex alleati del primo triumvirato, ideato alla condivisione del potere (Cesare, Crasso e Pompeo) della Repubblica Romana nel primo secolo A.C., ne avevano “avuto abbastanza”.
Giulio Cesare, sì, proprio quello, decise di oltrepassare tutte le “linee rosse” quando rientrò in Italia dopo la conquista dell’antica Gallia (l’odierna Francia), durata cinque anni, per rivendicare il suo “posto legittimo” nella Repubblica Romana. Senza cercare di semplificare una complessa situazione socio-politica secolare, era accompagnato da un esercito ferocemente leale, esperto e agguerrito. Relativamente parlando, “era game over” per il vecchio paradigma politico, nel momento in cui ha attraversato il Rubicone; era solo questione di tempo… e sangue da versare. Pompeo e l’Establishment erano finiti.
La drammatica rottura dell’alleanza Justin Trudeau – Chrystia Freeland che aveva governato il Canada, e il Partito Liberale federale da cui trae il suo sostegno politico e le sue risorse, ha lasciato il panorama politico nel caos. Anche perché tutti gli “addetti ai lavori” sono stati colti di sorpresa, sia nella sostanza che nello stile seguito dai “duoinviri”.
Le grandi emittenti (CBC, CTV) con le loro infinite risorse sono scese sugli affari della Camera dei Comuni e del Caucus Liberale come la proverbiale coperta bagnata.
Tutti si dedicavano a scovare “chi faceva cosa a chi”. Il significato era tutto nei dettagli salaci e nelle speculazioni. I parlamentari e la leadership dell’opposizione hanno contribuito alla narrazione.
La narrazione? “È finita! Dimettiti! La domanda rimane: chi e quando? Diamine, anche Donald Trump, presidente degli Stati Uniti in attesa, è entrato in azione. A quanto pare, non gli piace il ministro Freeland [anche se la squadra trumpiana mostra poco rispetto per Trudeau].
Torniamo ad alcuni fatti. Se uno dei due ex alleati “ha un esercito”, non è immediatamente evidente.
Né lo sarà fino a quando, e se, il Partito dichiarerà vacante la leadership e convocherà un congresso per riempire il vuoto.
Una cosa certa è che il caucus liberale è diviso: coloro che vogliono Trudeau fuori hanno iniziato a chiedere apertamente la sua partenza e stanno aumentando di numero, sfacciatamente e con rabbia.
Può essere un piccolo favore concesso a quelli che non amano i conflitti aperti, ma, almeno con la Camera dei Comuni ora in pausa fino alla fine di gennaio, non c’è pericolo di una sconfitta alla Camera che provocherebbe una corsa alle elezioni immediatamente.
Questo dovrebbe fornire a tutti una tregua per le prossime sei settimane… e tempo per organizzarsi alla battaglia e le conseguenze costituzionali.