Canada

Alberta, separatisti in piazza. “Ora basta, via dal Canada”

EDMONTON – In principio fu il Quebec. Il sogno di una Nazione indipendente, separata dal resto del Canada, è sempre stato appannaggio della provincia più francofona (e meno nordamericana) del Paese. Ma i due referendum per l’indipendenza – nel 1980 e nel 1995 – bocciarono tale idea, anche se non proprio nettamente: nel ’95, i “no” prevalsero sui “sì” 50,58% a 49,42%. Per un soffio, il Quebec non si “staccò”.

Oggi, il vento del separatismo soffia forte in Alberta, la provincia più americana del Canada. Lì, il movimento secessionista era in realtà già esistente ma adesso ha preso vigore e quello che finora era stato un venticello rischia di trasformarsi in un tornado: complici, la vittoria di Donald Trump negli Usa e la sconfitta dei Conservatori canadesi alle elezioni federali.

L’Alberta, infatti, è più conservatrice che mai, tanto che alle elezioni vinte dai Liberali di Mark Carney la provincia guidata dalla premier conservatrice Danielle Smith è rimasta completamente blu: Conservatori al 64,8% e Liberali al 28,4%. E la vittoria, a livello federale, del partito dell’ex primo ministro Justin Trudeau, non è andata giù agli abitanti dell’Alberta, secondo i quali sono state proprio le politiche liberali a distruggere la loro economia e quella dell’intero Paese, ben prima del ritorno di Trump. Ma il voto dell’Alberta vale poco, perché “una volta contati i voti in Ontario, le elezioni sono finite. Noi non contiamo. Non contiamo mai”, ha detto a The Canadian Press Katheryn Speck, una delle partecipanti alla manifestazione separatista svoltasi sabato scorso presso il Parlamento dell’Alberta nella capitale Edmonton. Centinaia le persone presenti, con molti tra la folla che sventolavano bandiere dell’Alberta ma anche alcuni che mostravano la bandiera a stelle e strisce degli Stati Uniti. Fra i separatisti, infatti, c’è anche chi strizza l’occhio a Trump ed alla sua “voglia di Canada”, inteso come desiderio di farne il 51esimo Stato Usa.

La prima opzione dei separatisti, però resta l’indipendenza: dal Canada e dal resto del mondo. Anche perché, come ha detto un’altra manifestante, Susan Westernaier, sempre a The Canadian Press, “abbiamo il petrolio, abbiamo le risorse. Stiamo bene”.

A gettare benzina sul fuoco (o sul petrolio) ci ha pensato, poi, la premier Danielle Smith che ha “casualmente” proposto una legge che abbasserebbe i limiti delle firme necessarie per chiedere lo svolgimento di un referendum, dalle attuali 600mila a 170mila (l’Alberta ha poco più di 4 milioni e 260mila abitanti – censimento 2021). La proposta di legge riguarda un qualsiasi tipo referendum, in generale, su qualunque cosa: ma è evidente che questa mossa renderebbe più facile per i cittadini dell’Alberta chiedere un voto per la secessione dal Canada. Altrettanto “casualmente”, i movimenti separatisti si sono già messi al lavoro: la raccolta di firme online dell’Alberta Prosperity Project avrebbe già superato quota 140mila. E con la nuova legge, l’obiettivo sarebbe già quasi raggiunto…

Nella foto in alto: i manifestanti separatisti davanti al Parlamento dell’Alberta, in Edmonton (foto da Twitter X – @albertaseparate)

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